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UNO SGUARDO ALLE SPALLE Pensieri e valutazioni di studentesse e studenti sul biennio di scienze sociali. di Lucia Marchetti
Era tutto così grande, immenso e io mi sono sentita Lucia Trida
...una frase di Konrad Lorenz: “E’
molto probabile che una tappa decisiva Elisa Borghi
Nei numeri precedenti abbiamo pubblicato a più riprese la progettazione di un biennio di scienze sociali che ha cercato di realizzare un curricolo integrato su temi ritenuti fondanti per l’indirizzo, ma soprattutto ha puntato alla costruzione di un ‘abito mentale’ adeguato, aperto e sensibile alle questioni che via via si affrontano e che troveranno nel triennio una trattazione più sistematica e approfondita. Questo procedere ha prodotto anche una progettazione quinquennale integrata tra scienze naturali e scienze sociali che abbiamo pubblicato nel numero precedente, altri materiali si possono trovare nel sito http://www.manzoniweb.it/programmazioni.htm.
Ormai da molti anni abituo le classi a riflettere sul proprio apprendimento e ad addestrarsi a riconoscere i cambiamenti, le acquisizioni, i punti di forza e di debolezza. Tra l’altro scrivere è diventato un piacere per molti, perché noi docenti invitiamo gli studenti ad utilizzare questa forma per comunicare a diversi livelli, per ritrovare ricordi infantili, per descrivere le emozioni di un incontro culturale, una mostra, un libro, uno scrittore, per scrivere una sceneggiatura, per commentare una verifica, per rielaborare un’esperienza. Se si riesce a trasformare lo scrivere da compito a bisogno, a piacere, a occasione, allora anche parecchi problemi grammaticali vengono piano piano superati.
Quest’anno ho suggerito questo titolo: Sta per concludersi il biennio, un primo tratto del tuo percorso di studi. Prova a ripensare a come eri quando sei arrivata/o in questa scuola, alle speranze e ai timori, alle scoperte, agli incontri, alle occasioni di crescita e di apprendimento vero e ossérvati oggi, come sei cambiata/o, come ti appare la scuola, cosa manterresti e cosa cambieresti. Ripensa anche alle ‘avventure’ conoscitive, a quelle che hai trovato più affascinanti e che riproporresti per i prossimi studenti. Infine pensa al triennio, cosa ti aspetti e cosa non vorresti che accadesse. La
classe ha scritto riflessioni piuttosto articolate che qui non è possibile
riportare, ma sono state raccolte e consegnate ai genitori nella festa
di fine anno e sono a disposizione per chi le volesse leggere. Qui riproduciamo
alcune riflessioni di studenti diversi per storia, successo scolastico
e motivazione. Sono un resoconto delle attese, delle paure e delle speranze
che molti portano quando si presentano in una nuova scuola. In questi scritti mi pare di cogliere una particolare articolazione delle sensibilità, la speranza e la fiducia, spesso persa e riacquistata, nella possibilità di trovare nella scuola uno spazio per crescere. Non si parla spesso dell’indirizzo, si parla della scuola nel suo insieme, della gita, di un incontro culturale, ma soprattutto mi pare che si possa cogliere la grande delicatezza della fase adolescenziale che attraversa il biennio, l’importanza di una sponda adulta significativa, il ruolo fondamentale dell’insegnante, la decisiva differenza che fa un ambiente curato e pensato per l’apprendimento. Di tutte queste cose occorre parlare quando si parla di riforma, di orientamento, di scelta tra studio e lavoro. Si può facilmente cogliere dagli scritti di questi studenti come sia ancor presto decidere tra una via di lavoro e una di studio, come il limite sia fragile e come sia possibile e cruciale in questa fase proporre esperienze scolastiche significative e formative, perché - lo dicono loro stessi- si cambia spesso e velocemente. E, in una società che limita fortemente gli spazi di incontro, riti di passaggio graduati per età, occasioni vere di crescita e di costruzione dell’identità, la scuola può costituire un luogo di incontro con l’altro, con le regole, con l’adulto, un luogo salvo in cui provarsi e poter sbagliare, in cui stare ‘sulla soglia’ per entrare nel mondo con qualche aiuto, ma anche con qualche spinta a buttarsi e ‘rischiare’. Di tutto questo ci parlano i nostri studenti quando li mettiamo in grado di guardarsi alle spalle e di ripercorrere un po’ di storia, sicuri di essere ascoltati all’interno di una relazione dà valore a tutti, giovani e adulti.
Sara L.A causa del fatto che le nuove situazioni mi spaventano, quando sono arrivata in questa scuola mi sono trovata disorientata, come se avessi perso tutte le mie sicurezze. Venivo da una scuola media dove ero integrata, e ad un tratto mi sono trovata con persone che non avevo mai visto, né conosciuto; la mia paura più grande era quella di non essere adatta per questa scuola, e quindi di essere derisa dai compagni, perché non ottenevo risultati soddisfacenti. Tutte le volte che sentivo qualcuno di loro ridere o parlare a bassa voce, pensavo stessero ridendo o parlando di me, e questo mi faceva molto soffrire. Parlando con la prof. di Italiano mi resi conto che erano solo mie paranoie, la cosa che mi fece cambiare idea fu una frase che lei mi disse: “Se vuoi le capacità le hai, devi solo tirarle fuori e avere più fiducia in te stessa”. Quella frase mi cambiò e man mano che i giorni passavano, sino ad arrivare ad oggi, mi sentivo, e mi sento, più integrata all’interno della classe. Oltre ai timori c’erano anche le speranze. Al mio arrivo nella scuola, c’era la speranza di imparare tante cose nuove ed interessanti, di fare nuove esperienze, e di conoscere persone nuove di cui prima di allora ignoravo l’esistenza. Le occasioni di crescita, sono state molte; in primo luogo il fatto di rimanere a Ferrara il pomeriggio da sola, e dovendo essere autosufficiente, mi sentivo più responsabile. Per quanto riguarda la crescita nell’ambito d’apprendimento, credo di essere molto migliorata rispetto alla prima, ove ero molto insicura, in tutti i lavori che svolgevo; in seconda ho iniziato ad ottenere buoni risultati e quindi la fiducia in me stessa è molto migliorata. La scuola mi piace molto, non credo che cambierei qualche cosa. Per quanto riguarda le avventure conoscitive, quella che ho trovato più interessante e che sicuramente riproporrei per i prossimi studenti, è sicuramente, quella affrontata lo scorso anno nei laboratori orientativi, con i ragazzini della scuola media, perché mi hanno in parte aiutato a capire quanto è difficile il mestiere dell’insegnante. Pensando al triennio mi viene in mente, che imparerò tantissime cose nuove, che farò nuove esperienze, che mi aiuteranno a crescere e a maturare, ma soprattutto che saranno molto utili per il futuro. Una cosa che non vorrei accadesse è la bocciatura. Così, a mente fredda, la prima sensazione che mi viene in mente è quella di un profondo sconforto e paura di non farcela a ricominciare. Però se per caso (io spero di no) accadrà, pian piano imparerò ad accettarla.
Nicola B. All’incirca tre anni fa ho cominciato il mio percorso di studi alla scuola media superiore, iscrivendomi in un istituto tecnico, in cui sono riuscito solamente ad ottenere durissime batoste, tra le quali rientrano pessimi voti; a fine anno dovevo ripetere la classe prima. Inizialmente ho adottato un comportamento menefreghista, la bocciatura non mi pesava, pensavo che perdere un anno non era di certo la fine del mondo, ma ora quasi alla fine della seconda, capisco quale danno sia stato perdere un anno scolastico. L’anno seguente ho scelto di iscrivermi al liceo classico, nell’indirizzo di scienze sociali, con l’intenzione di far bene. Troppe materie scientifiche a geometra, dunque perché non scegliere un tipo di scuola più sul sociale, indirizzata per lo più a capire i comportamenti (anche i più assurdi) di noi esseri umani? Senza pensarci su a lungo ho fatto l’iscrizione ed ho così ricominciato il mio percorso di studi; conoscevo un sacco di gente all’interno della scuola che faceva il mio stesso indirizzo. (…) Immediatamente all’interno della classe mi sono trovato bene anche se non conoscevo nessuno. Una buona impressione mi hanno dato anche i professori, cosa non troppo frequente nell’esperienza precedente. Nonostante ciò ho passato un anno scolastico traballante, con alti e bassi ripetuti; avevo un bisogno costante di una persona importante, che mi rimproverasse e mi mandasse a casa col “magone” per le sconfitte ottenute in classe…fortunatamente una figura del genere l’ho trovata tra i miei professori. Terminato così il primo anno non del tutto facile e abbastanza impegnativo, penso di aver percepito molto, grazie anche alla buona progettazione fatta dal consiglio di classe, nel quale rientrava anche un progetto in collaborazione con i bambini della scuola media. (…) Oggi vedo la mia personalità più affermata e credo di aver cominciato a capire molte cose su cui prima magari sorvolavo. Eccomi ora qui a poco più di una decina di giorni dal termine del secondo anno, sono in pace con me stesso, un anno iniziato ancora per l’ennesima volta a tentoni, ma poi sicuramente recuperato. Un anno scolastico ricco di eventi, puntato verso l’attualità, con approfondimento della cronaca quotidiana. Tutto ciò mi ha messo in corpo una grande curiosità e interesse e mi ha spinto ad approfondimenti personali, nei riguardi di alcune tematiche. Molto significativo è stato anche il viaggio d’istruzione in Maremma sotto un profilo naturalistico; immersi sino al collo nella natura sono convinto che ci abbia sensibilizzato verso l’ambiente che ci circonda. Inizieremo dunque una nuovo percorso che durerà tre anni, un’esperienza che mi attira, pensando anche alla fase di tirocinio e chissà…magari altre gite molto significative di tipo naturalistico. (…) Elisa B.(…) Nei primi giorni ho conosciuto Silvia: si è trattato di uno strano incontro perché è avvenuto con pura casualità in quanto lei una mattina è arrivata a scuola pochi minuti prima dell’inizio delle lezioni e, l’unico posto libero, era nel banco a fianco al mio. Avremo scambiato dieci parole a dir tanto! Ma il giorno dopo è tornata a mettersi lì e così ha continuato a fare per parecchio tempo. A quel punto, ovviamente, abbiamo iniziato a sostenere conversazioni quasi serie e subito mi sono accorta della complessità enigmatica che si nascondeva in quella persona che, quando i professori spiegavano, mi sparava domande a raffica sino a giungere, visto che io quasi mai ero in grado di rispondere, a porre la seguente domanda alla prof. Marchetti: “ Ma…religione, è superstizione?” Come le venivano in mente certe cose? Ovvio no, la religione non è superstizione! Già, ovvio…ma ovvio per me, per quanto penso io, per il fatto che sono credente. Io ero convinta di quanto dicevo ed irremovibile dalla mia posizione. Insomma alla fine del lavoro ho scoperto tantissime cose nuove che mi hanno offerto un profondo arricchimento. Sono convinta che, senza nulla togliere ai professori, la vera crescita ed il vero apprendimento si ritrovano in queste cose, in queste iniziative degli studenti che riescono a ricollegare sempre tutto alle loro esperienze di vita, non al semplice fatto di studiare ininterrottamente le pagine di un libro!!! Comunque ero molto felice perché Silvia era una persona con la quale riuscivo a ragionare ottimamente. Il tempo passava e la conoscenza dei compagni migliorava, anche se io stavo sempre peggio: sono sempre stata una persona particolarmente legata ed attratta dallo studio e purtroppo questo mi ha causato notevoli problemi. Non sopportavo le persone che facevano una confusione tremenda, mentre io volevo ascoltare! Ricordo che ero affascinata particolarmente dalle lezioni di Scienze Sociali e di Religione in quanto riuscivano a farmi pensare attraverso lunghe riflessioni a tutta la mia vita. Ogni capitolo dell’Elefante Invisibile si ricollegava a qualcosa che mi era accaduto, ed ogni discorso del prof di religione si calava pienamente a rispondere ai miei dubbi, quasi il professore conoscesse i miei interrogativi! Tornando alle Scienze Sociali, ogni giorno che passava mi affascinavano sempre di più e volevo esprimere la mia felicità nella scoperta di quell’indirizzo a tutte le persone che conoscevo, ma, il più delle volte, chi mi ascoltava non mi prendeva sul serio! Penso che un libro come l’Elefante invisibile debba essere sicuramente riadottato per le classi del futuro in quanto, più che un semplice libro di testo, penso che sia un manuale su come vivere la vita nel modo giusto. Un ulteriore percorso che credo non dovrebbe mancare è quello di matematica; interrogarsi sull’infinito e utilizzare il PC mi hanno fatto riscoprire una materia che ho sempre odiato, portandomi addirittura ad amarla! Forse è anche merito di un incontro cruciale: si tratta della prof.ssa B. che, sin dai primi incontri, consideravo la prof. migliore. (…) Ascoltarla per me era un piacere ed in breve tempo sono riuscita a stabilire con lei un ottimo rapporto che mi ha donato ottime occasioni di crescita. (…) Quest’ anno poi è arrivata una nuova ragazza. Alice: piercing, capelli colorati e fumatrice…per carità, meglio se mi sta alla larga! Nei primi mesi di scuola non le ho mai rivolto la parola, ma poi l’ho conosciuta. Una brava ragazza! E lì mi è tornato in mente Mantovani ( quel libro non riesco proprio a togliermelo dalla mente! )nelle sue descrizioni relative all’incontro con l’altro. In ogni mia esperienza scoprivo quanto fossero vere le cose che affermava. (…) Vorrei concludere con una frase di Konrad Lorenz: “E’ molto probabile che una tappa decisiva nel misterioso processo dell’evoluzione dell’uomo sia rappresentata dal giorno in cui un essere, che stava esplorando con curiosità il suo ambiente, fermò la sua attenzione su se stesso…” credo che il nostro indirizzo sia proprio questo.
Silvia S. Sta per concludersi il biennio e, se devo essere sincera, tiro un sospiro di sollievo perché quest’anno è stato per me molto pesante e faticoso. Non sono riuscita ad interessarmi come l’anno precedente per problemi che mi hanno fatto mettere in secondo piano l’importanza ed il piacere che una volta mi dava la scuola, e quindi quest’anno non è stato, penso per colpa mia, coinvolgente. Quando sono arrivata in questa scuola ero piena di speranze ed ero molto motivata, e sto davvero male ogni volta (… e mi capita spesso…) che faccio il paragone con il rendimento e l’attiva partecipazione che dimostravo soltanto un anno fa. Adesso le speranze, la voglia di scoperte, di incontri, di occasioni sono diventate come dei colori che, mentre un tempo erano vivaci, si sono un po’ spenti. Nella traccia di riflessione è scritto “… ossérvati oggi, come sei cambiata…” questa frase mi suscita fastidio perché il mio cambiamento non è stato affatto positivo (e non solo nella scuola) e quindi non mi va di fare altre riflessioni su questo, ma voglio pensare in positivo al mio futuro e per fare ciò ho bisogno di lasciare alle spalle questo periodo difficile e di pensare al nuovo anno che mi aspetta, con fiducia e con la sicurezza di riuscire ad affrontarlo con l’interesse, la curiosità e la voglia di fare che mi hanno caratterizzata nel primo anno. Ripensando alle “avventure” conoscitive che ho trovato più affascinanti e che riproporrei per i prossimi studenti sono stati i laboratori orientativi svolti nel primo anno con gli alunni di scuole medie, con cui abbiamo lavorato attorno al tema dell’acqua. Riproporrei anche la gita d’istruzione che per me è stata molto piacevole ed interessante; io l’ho vissuta proprio come un’avventura, con uno spirito di conquista e di scoperta nel meraviglioso mondo della natura, sia nel suo aspetto montuoso sia in quello marino. Era emozionante ed a volte anche rilassante essere immersi in quel verde, fra i più svariati tipi di piante, ed era altrettanto bello ed appassionante passeggiare lungo la riva e farsi trasportare in piacevoli sensazioni dal mormorio delle onde e dall’inconfondibile odore di salmastro. Per quanto riguarda il mio pensiero sul triennio mi aspetto, come ho già detto in precedenza, di ritrovare l’entusiasmo e la gioia di frequentare questa scuola che all’inizio mi ha dato molte soddisfazioni e perciò non vorrei ripetere un anno buio e grigio come questo.
Alice B. Il mio biennio è durato tre anni e in tre anni penso di essere cresciuta molto, soprattutto per quanto riguarda il mio carattere, la scuola sicuramente mi ha aiutato, ma non credo di poter dire di essere “cresciuta” grazie ad essa: sono cresciuta soprattutto per le esperienze che ho vissuto fuori, sono quelle a far parte della tua vita! Certamente la scuola rappresenta una grande “fetta” della nostra vita. Mi ricordo ancora benissimo il primo giorno al Liceo: ero contenta di essere finalmente arrivata alle superiori, so di essere più fortunata di altri perché non ho mai avuto problemi di inserimento, anche quest’anno, nel quale mi sono trovata in una classe di persone che praticamente non conoscevo, non ho avuto problemi e mi sono inserita benissimo. In questi anni di Liceo ho avuto modo di conoscere tante cose e di fare molte esperienze, per lo più positive. (…) La cosa a cui ho fatto più fatica ad abituarmi penso sia il fatto di essere in ventinove in classe, mentre nell’altra classe eravamo solo diciannove e c’era più confronto sia tra compagni che tra alunni e professori, adesso non c’è il tempo materiale per conoscersi più a fondo, penso che la gita d’istruzione che abbiamo fatto quest’anno in Maremma sia stata soprattutto una grande occasione per imparare a conoscerci meglio e a convivere tranquillamente imparando ad accettare quelle piccole ma essenziali differenze che ci contraddistinguono, perché ovviamente in una classe così numerosa, di persone che hanno avuto percorsi diversissimi di vita, non è possibile essere tutti uguali e io penso che siano proprio queste diversità che ci trasmettono qualcosa di nuovo e diverso a seconda del mittente che ci invia continuamente dei messaggi. Il carattere di ogni persona è fatto di molte sfumature che spesso non riusciamo a cogliere, forse perché non ci stiamo abbastanza attenti oppure è semplicemente perché non c’è abbastanza tempo per potersi confrontare. Durante questi anni al Liceo ho imparato a studiare più a fondo le persone, ora tendo a dare più possibilità a una persona, cosa che non riuscivo a fare appena arrivata: sono sempre stata molto orgogliosa e difficilmente chiedo scusa (solo in casi in cui mi rendo conto di avere oltrepassato il limite), ma questa forse è sempre una corazza che ho messo davanti a me, per paura di soffrire per colpa delle persone. In questi tre anni sono un po’ migliorata ma faccio ancora molta fatica a esprimere i miei sentimenti, le mie sensazioni, le mie paure e tutto quello che riguarda le mie emozioni, per esempio durante un momento di ritrovo, in gita, in cui tutti esprimevano le sensazioni che avevano provato, a stare a contatto con la natura e ciascuno ha detto delle belle cose, io non sono riuscita a dire altro che un semplicissimo: “Mi è piaciuta molto la passeggiata sulla spiaggia”, ma non perché lo stare a contatto con la natura, non avesse suscitato in me alcuna emozione, solo perché non riesco a esprimerle. (…)
Letizia B. (…)In questi due anni che sono volati veloci ho appreso, altre a tante nozioni scolastiche, come si sta nel mondo, ho imparato che le cose non vengono servite sul piatto d’argento ma bisogna lavorare duro per ottenere ciò che si vuole. Ho affrontato, spesso, cose che pensavo essere più grandi di me ma che in realtà si sono dimostrate motivo di orgoglio. Oggi vivo un presene ricco di stimoli che non smette mai di sorprendermi e che a volte però mi fa soffrire terribilmente. Ho sentito da alcuni mesi a questa parte un appoggio, molto significativo per me, da parte dei professori, non so a cosa sia dovuto ma spero di aver risposto all’appello nel modo migliore. Mi sento sicuramente tanto cresciuta e maturata, la scuola appare oggi ai miei occhi un luogo di scambio, dove dare e avere costruiscono tassello per tassello il puzzle del futuro. Immaginando il triennio la speranza più grande che ho è che la passione per quello che faccio non svanisca nella consuetudine, la paura c’è sempre ma penso sia un sentimento che accompagnerà tutta la mia vita. (…)
Elena F. Quando sono arrivata al Liceo, avevo un’idea di ciò che mi spettava, ma era un’idea confusa, imprecisa. Arrivavano alla mia mente parole sparse, come maturazione, impegno maggiore, nuovi compagni, nuovi professori, eccetera… Ricordo il giorno in cui andai a ritirare tutti i libri di testo che mi servivano per il primo anno scolastico…il primo pensiero fu: non ce la farò mai a fare questa scuola, le persone si aspetteranno da me ciò che non riuscirò mai a dar loro. Non mi sentivo quasi all’altezza, ero spaventata, intimidita.(…) Alle scuole medie, i professori, cercavano di terrorizzarci in ogni modo, raccontandoci un sacco di bugie riguardo alle superiori, specialmente ai licei, ma in questi due anni, ho potuto constatare che l’unica cosa che è cambiata, è la maggior consapevolezza e responsabilità, con cui mi trovo ad affrontare l’esperienza scolastica. Al contrario di quello che possono pensare i professori, basandosi sulla mia pagella non molto brillante, ho imparato molte più cose in questi due anni, che nei precedenti otto anni di scuola;…si, forse sarei più adatta a questo tipo di studio, se avessi un’intelligenza superiore, ma se c’è una cosa che ho assimilato durante il biennio, è che non mi devo sottovalutare mai!! (…) In questi due anni, abbiamo avuto la possibilità di fare molte scoperte, incontri e occasioni di crescita…non saprei neanche dire quale ha contribuito maggiormente alla mia formazione, perché l’hanno fatto tutte, su piani differenti, dalle due gite d’istruzione, al lavoro coi ragazzini delle medie, dalla mostra sull’infanzia, all’incontro con gli scrittori immigrati, le diverse compresenze, la specificità di ogni singola materia e via dicendo.
Mauro B.Stop! Partenza! Ecco che ritorno indietro ancora una volta nel tempo ma stavolta riavvolgo il nastro della mia vita per soli 2 anni. Sono qui che mi chiedo se è possibile che in soli 2 anni mi siano capitate tutte queste avventure che vedo scorrere all’indietro. Stop! Arrivo! Che gran struttura mi trovo davanti; questo è stato il mio primo pensiero quando sono arrivato al Liceo e non sicuramente cosa avrebbe significato per me quella struttura.(…) Sono felice della mia classe perché è una classe ‘reggente’, nel senso che nei momenti di bisogno ti sostiene, solare e soprattutto diretta e questo è molto importante perché anche con i piccoli litigi si matura imparando a confrontarsi e a crescere interiormente. I due anni passati sono stati un vero percorso di crescita, l’ho notato anche dalla lettura degli stessi programmi che mi hanno fatto tornare indietro per capire la mia infanzia e mi hanno fatto crescere con molti incontri. Mi ricordo che in prima abbiamo affrontato il tema dell’acqua e abbiamo avuto l’occasione di metterci alla direzione di piccoli laboratori orientativi con dei bambini. Questa è stata una grande occasione di crescita che mi ha permesso di vedere se riuscivo a pormi davanti a questi ragazzi e a far loro interessare il lavoro che stavamo facendo. Invece quest’anno ho avuto l’occasione di tornare bambino con la mostra del libro inventato dove non solo sono riuscito a recuperare tanti ricordi dimenticati ma ho anche capito che una persona deve riuscire a diventare adulta, anche tramite i mezzi che le sono dati, senza, però, mai scordare quelli che usava da sola durante l’infanzia, come la capacità di incuriosirsi davanti alle novità per poi osservarle. Un’altra bellissima occasione di crescita è stata la conferenza con gli scrittori migranti; il messaggio più limpido che è passato è stato d’integrazione. Lo scrittore migrante è una vera fonte d’informazioni. All’inizio pensavo a quali problemi poteva andare incontro uno scrittore migrante, la lingua, i diversi modi di vedere e pensavo alle difficoltà di imparare la nuova lingua ad esempio. Con questi incontri ho capito che lo scrittore che migra non fa un passaggio da una cultura ad un’altra, ma intreccia le due culture, la sua da una parte e l’altra, che pur essendo magari molto diversa viene “catturata e immagazzinata” senza schiacciare la cultura d’origine. Quindi un secondo messaggio è stato di apertura mentale, perché a mio parere queste persone che si trovano di fronte alla multiculturalità, hanno più punti di vista disponibili per valutare le situazioni che si trovano nel cammino della vita. Alla fine quello che poteva sembrare uno svantaggio, ha molti punti di vista positivi. Il bello di questi incontri e di queste conferenze è che alla fine tu ti puoi riguardare dentro e non ti trovi un buco, ma ti trovi maturato con informazioni nuove che magari ti fanno cambiare il modo di vedere le cose. (…)
Lucia T. Sono già passati due anni da quando, il primo giorno di scuola, avevo paura di non trovare la mia classe o di perdermi per Ferrara. Era tutto così grande, immenso e io mi sono sentita i primi mesi piccolissima, a volte un po’ sperduta. Penso che questo abbia accelerato dentro di me il processo di metamorfosi, come se un alchimista avesse sciolto nell’alambicco un ingrediente che cambia colore al piombo e lo fa decolorare fino ad arrivare ad una sfumatura verde, ancora lontana dall’oro, ma meno distante. Mi vedo, ansiosa di trovare la scuola giusta ma titubante, immersa con mia mamma tra gli opuscoli informativi e i pareri di amici e professori…ma poi ho scelto io. Una scuola che non metteva pienamente d’accordo i membri della mia famiglia, ma che sta facendo felice me, che mi sta cambiando giorno dopo giorno attraverso mille esperienze. (…) Ho dentro di me quell’anno lungo, faticoso che mi tratteneva sui libri a casa nei pomeriggi, ma che mi ha portato tra gli Arapesh in Nuova Guinea, a Trento nella preistoria, nelle sedute di rilassamento, nel caos ordinato dei laboratori orientativi e tra le foto della festa della didattica l’ultimo giorno. Anche il secondo anno sta per finire (mancano 14 giorni!) e anche di lui ho tracce indelebili da ripercorrere. Certo, è passato velocemente ma è pieno di esperienze e di novità. (…) Poi ci sono stati il percorso sulle fiabe e sull’infanzia che si è concluso o riaperto ( a seconda di come lo si guarda) con la mostra “Un libro inventato”, in cui ci siamo sentiti tutti di nuovo bambini. Tanti incontri con l’Altro: la gita favolosa di tre giorni a Principina Terra nella verde Toscana, il percorso sulla schiavitù che mi ha aperto gli occhi sull’importanza di essere liberi, e il libro l’Elefante Invisibile che è servito da finestra sui problemi della società insieme al manuale di Kinch, Psicologia Sociale. Ho incontrato l’Altro inteso come famiglia , come corpo da difendere, come persona dentro una città, come scrittura che dà la possibilità all’immigrato di esprimersi e di vivere . In certi momenti ho sentito l’altro dentro di me e questo mi ha cambiata molto, mi sono accorta di essere dentro un turbinio di persone, di colori, di odori, di suoni non più invisibili, impercettibili o muti ma vivi, pronti ad osservarmi e a essere osservati. Tutto questo e molto altro, che al momento è depositato nella mia memoria, penso di aver trasmesso ad una mia amica che mi ha chiesto consiglio sulla scuola da scegliere e che ritroverò nei corridoi del liceo l’anno prossimo. Dal triennio mi aspetto molto di più, non so precisamente cosa, forse un passaporto per entrare nel mondo degli adulti. Mi vorrei mettere alla prova per trovare la direzione giusta del mio futuro. Queste prove mi daranno gli ingredienti che aggiunti e miscelati con pazienza nell’alambicco mi faranno perdere tutte le caratteristiche del piombo per acquistare, spero, qualche ricca proprietà dell’oro.
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