Le
scienze naturali come sapere integrato nell’indirizzo di scienze sociali.
di Gabriella Sabbioni, Lucia Marchetti e Annarosa Chieregato
L’esperienza
più bella che ci è dato avere
è il mistero della vita:
il sentimento profondo che troviamo alla radice della vera arte e della
vera scienza.
Ignorarlo, perdere il senso dello stupore e della meraviglia,
significa quasi morire, cessare di vedere. A.Einstein
Colui
che conosce le leggi del mondo della materia è un uomo libero
Colui che non le conosce è uno schiavo
R. Tagore
Vi
è molta incertezza nel definire i programmi di istruzione,
nel selezionare i contenuti da proporre ai giovani.
In un contesto sociale che è in continua trasformazione
molti insegnanti sono consapevoli della precarietà delle loro proposte
della durata effimera delle loro scelte. P.
Calegari
Una
scelta di fondo
Per delineare la presenza delle scienze naturali nell’indirizzo
di scienze sociali, per orientare le scelte di programmi e di pratiche
didattiche, ci siamo affidate a due questioni forti che sembrano connotare
la contemporaneità, oggetto di studio di questo indirizzo.
La prima riguarda l’emergenza ambientale nei confronti della
quale ci sentiamo spesso scoperti e impreparati, poiché le società
occidentali sembrano in una profonda crisi rispetto a ciò che
vogliono per il futuro. Assistiamo a una forte privatizzazione dell’individuo
e ad una separazione crescente tra sfera pubblica e sfera privata; in
questo processo la questione ambientale appare un’emergenza sempre più
forte nei confronti della quale la politica non sembra cogliere la portata
né ricercare con determinazione soluzioni efficaci. Appare quindi
sempre più necessario ritrovare la comunità e ricostituire
un legame tra individuo e società.
In questa prospettiva l’educazione ha il ruolo di porre il problema,
di sollecitare la sensibilità recuperando anche gli stupori propri
dell’infanzia, di aprire la mente e di avviare la costruzione di comportamenti
consapevoli circa le conseguenze del nostro agire sull’ambiente, nella
prospettiva di sviluppare risposte autonome e responsabili.
La seconda questione è relativa alla forte integrazione
che noi individuiamo tra le scienze naturali e le scienze sociali nella
comprensione di una caratteristica distintiva della contemporaneità:
la società complessa. In particolare si vuole porre l’attenzione
sulle conseguenze dell’impatto sociale sull’equilibrio biologico, umano
e planetario, sulle contraddizioni di un modello produttivo che pensava
la natura non un organismo vivente, ma un serbatoio inesauribile di
risorse. Ma l’analisi deve anche spostarsi sul piano del che fare, su un piano etico che chiama
in campo decisioni fondate su scelte consapevoli e pensate che richiedono
necessariamente un atteggiamento problematico, di ricerca e di prudenza.
Qualità, queste, più volte richiamate dal profilo che
l’indirizzo vorrebbe formare alla fine del corso di studi.
In questa prospettiva il ruolo della scienza può essere quello
di identificare il problema, di cercare gli elementi e i dati che lo
caratterizzano, di offrire vie comprensibili e soluzioni praticabili,
ma anche di ascoltare la gente per combattere la povertà
di idee che caratterizza la politica tradizionale e contribuire ad aprire
spazi di incontro tra le persone per costruire risposte condivise, per
liberare nuove modalità di partecipazione e per ritrovare il
significato del vivere insieme. In altre parole il ruolo della
scienza può concorrere al rafforzamento della democrazia.
Un
curricolo integrato
L’articolazione a livello quinquennale di un curricolo
integrato tra scienze sociali e naturali è il risultato di circa
dieci anni di esperienza didattica, che ha mostrato la necessità
di questa intersezione non solo sul piano epistemologico e culturale,
ma anche su quello didattico. Solo a questo punto ci pare di poter individuare
una scansione progressiva e insieme ricorsiva, di temi ed attività
da distribuire nel quinquennio.
Al biennio si riservano principalmente attività e percorsi finalizzati
ad aprire la mente, a sviluppare sensibilità, a porre dubbi,
a rivedere pregiudizi, ad avviare la comprensione delle connessioni
tra umano e naturale introducendo alcuni temi specifici.
Il triennio può ritornare su alcuni temi già affrontati
nel biennio per meglio approfondirli, per allargare la gamma delle questioni
con strumenti specifici sul piano scientifico e contribuire con le altre
discipline alla ricostruzione di diversi contesti culturali.
Per quanto riguarda lo stage anche qui è bene mantenere un criterio
di progressività: al biennio si possono riservare prime esperienze
di visite guidate e incursioni nel territorio vicino e lontano, mentre
al triennio si introducono forme più articolate di stage vero
e proprio in settori specifici e con precise assunzioni di responsabilità
da parte di ogni studente.
Biennio
Sul piano formativo l’indirizzo di scienze sociali
assegna al biennio il compito di avviare la costruzione di abiti
mentali adeguati attraverso un approccio integrato fra le discipline
che si dovrebbe concretizzare in percorsi che correlino la dimensione
personale a quella sociale, il micro al macro, la linea diacronica a
quella sincronica. La nozione di fondo da cui partire è di carattere
storico-antropologico, lo sforzo si concentra nell’abituare gli allievi
ma anche noi stessi/e a ragionare sui bisogni fondamentali,
sulla loro genealogia, a mantenere la curiosità di scoprire quali
risposte hanno trovato diverse aggregazioni umane al rapporto Natura-Cultura.
Nel primo anno lo sguardo è rivolto prevalentemente al passato
lontano e lontanissimo, mentre nel secondo anno al presente, un presente
che tuttavia mantiene un forte interesse per le radici,
per la genealogia dei fenomeni e per una loro interpretazione in chiave
problematica.
Per poter integrare l’insegnamento delle scienze naturali in una programmazione
a maglie così larghe, occorre che l’insegnante non abbia paura
di rimescolare la scansione canonica degli argomenti, predisponendosi
con flessibilità al confronto con gli altri colleghi del Consiglio
di classe, in una prospettiva biennale, pur rispettando le conoscenze
e le competenze che il dipartimento ritiene indispensabili.
Nella nostra esperienza infatti è avvenuto che in una prima fase
è stata stesa una progettazione piuttosto precisa ed articolata
da parte del Consiglio di Classe che indicava la chiave storico-antropologica
da cui partire e tre grandi mappe di argomenti articolati intorno al
tema unificante Società/modelli culturali, all’interno
delle quali si individuavano anche possibili intrecci disciplinari.
È stato così che sulla base di questa progettazione e
del confronto coi colleghi, le scienze naturali hanno scoperto la loro
caratteristica di trasversalità.
Il tema comune è stato articolato nelle seguenti mappe: 1. Per
una lettura della società, 2. Cultura-individuo-interazione sociale,
3. Culture e visioni del mondo.
1. Per
una lettura della società: qui le scienze
naturali hanno sviluppato argomenti di carattere propedeutico per rispondere
a due domande: Cosa c’era prima della comparsa dell’uomo sulla
terra e come si è originato l’uomo.
La scelta di argomenti da cui trarre possibili risposte si può
muovere tra: l’origine dell’universo, del sistema solare, origine ed
evoluzione del pianeta terra, ere geologiche, processo di ominazione.
Si tratta, come ben sappiamo, di temi ampi e complessi che in questo
segmento formativo si affrontano nelle linee essenziali, recuperando
le conoscenze pregresse degli studenti, su cui si fa spesso scarso affidamento
e che invece, come ci insegna la psicologia, possono facilitare o impedire
l’apprendimento di nuove conoscenze.
Nel primo anno il tema generale è stato
articolato in due sottotemi:
1.1 le comunità primitive
1.2. le antiche civiltà potamiche.
Qui le scienze naturali hanno affrontato la diffusione
dei gruppi razziali (secondo le recenti ipotesi di Cavalli Sforza),
le società dei cacciatori-raccoglitori, l’importanza del fiume
nello sviluppo delle città del passato e l’importanza economica
dell’acqua.
L’importanza
delle pratiche didattiche
Per gli studenti è risultato utile e gratificante il momento
della messa in comune dei risultati di analisi condotte nelle diverse
discipline. Infatti al termine del percorso la classe deve disporre
di un momento di pausa per riorganizzare i dati e predisporsi a una
comunicazione che sia chiara, completa ed efficace, utilizzando tutti
gli strumenti multimediali che spesso i giovani sanno maneggiare meglio
di noi adulti. Indirettamente, questo lavoro di riesame dei dati e di
costruzione di mappe integrate, finalizzate alla comprensione da parte
di un uditorio, rafforza l’apprendimento e l’autostima.
Si è arrivati così ad una plenaria alla presenza di molti
docenti del Consiglio di classe (scienze sociali, diritto-economia,
storia, italiano, religione, linguaggi non verbali, scienze naturali)
nella quale gli studenti incrociavano le diverse prospettive di analisi
del tema comune, evidenziando sia il punto di vista specifico di un
sapere, sia il contatto di questo sapere con gli altri. Questa è
stata una operazione tutta loro, e la gratificazione derivava dal fatto
di esser riusciti a far procedere l’iniziale impianto teorico e metodologico
verso forme di approfondimento più avanzato. Gratificazione naturalmente
condivisa da tutti gli insegnanti.
Un ulteriore rinforzo al tema della società dei cacciatori-raccoglitori,
è stato il viaggio di istruzione al museo di storia naturale
di Trento, dove precedentemente erano state fissate attività
di laboratorio con personale esperto. Questa esperienza si è
rivelata molto interessante perché i ragazzi potevano vedere
e toccare con mano ciò che avevano studiato in teoria sull’uomo
del paleolitico, cimentandosi in piccoli lavori come raschiare le pelli,
cucirle, usare l’ocra per dipingere, improvvisarsi archeologi in uno
scavo simulato.
Il secondo argomento affrontato, quello delle civiltà
potamiche, ha messo al centro dell’attenzione l’importanza del fiume
nello sviluppo delle città non solo del passato, ma anche del
medio evo e della città di Ferrara. In seguito il tema dell’acqua
è stato anche assunto come argomento comune dei laboratori orientativi
con gli studenti della scuola media. La classe ha proposto alcuni percorsi
legati all’acqua: a) l’acqua che esce dal rubinetto: da dove
viene e dove va; b) la città di Ferrara e l’acqua: la
paura del Po; c) la città di Ferrara e le vie legate all’acqua;
d) luna, terra, acqua: scienza e luoghi magici.
Il tema dell’acqua ha permesso di introdurre alcuni argomenti dello
specifico disciplinare: la molecola dell’acqua, i passaggi di stato,
soluzioni acquose, distribuzione delle acque sulla terra; oceani mari,
moto ondoso, le maree, fasi lunari ed eclissi; fiumi ed attività
fluviale, falde acquifere; piogge acide e cenni ai problemi dell’inquinamento
atmosferico; ghiacciai ed attività glaciale.
Nel secondo anno la progettazione del Consiglio
di classe opera una rotazione dello sguardo sul presente, un presente
che tuttavia mantiene, come si diceva, un forte interesse per le radici
e ripropone le tre mappe organizzative dei contenuti per favorire la
messa in atto di utili cortocircuiti tra presente e passato, ma anche
tra discipline.
Il percorso pluridisciplinare Per una lettura della società,
pone al centro dell’analisi le società contemporanee e prende
come chiave di lettura le nuove forme di schiavitù in
un’economia globalizzata.
Il contributo delle scienze naturali ha riguardato
lo studio delle condizioni geografiche, climatiche ed idrografiche dell’Asia
centroorientale introducendo così argomenti che tradizionalmente
appartengono al programma del primo anno: cartografia, coordinate geografiche,
moti di rotazione e rivoluzione della terra e relativa conseguenze.
Atmosfera: composizione e struttura. Precipitazioni. Fasce climatiche,
cause della formazione delle aree desertiche e problema della desertificazione
del pianeta.
2. Il secondo percorso pluridisciplinare, Cultura-individuo-interazione
sociale si concentra su aspetti di relazione tra
il singolo e l’altro, l’altro inteso come straniero, l’altro
da sé, l’altro come genere, l’altro come adulto, un incontro
che si conclude quasi sempre con una crescita.
Le scienze naturali hanno inteso l’altro da sé come Natura nelle
sue molteplici manifestazioni, come mondo animale e vegetale, ma anche
come acqua, aria, terra; un mondo di cui tutti conosciamo l’esistenza
perché ci circonda da sempre, ma che generalmente non sappiamo
né percepire né apprezzare. Incontrare la natura significa
porsi nella disponibilità di imparare ad osservarla, saper stare
in silenzio per ascoltarla; cercare a lungo con lo sguardo, per scoprirvi
una vita; imparare poco a poco a conoscerla per poterla amare.
Si tratta di obiettivi difficili da raggiungere, per i quali, forse
non basteranno tutti gli anni di scuola, ma è indispensabile
cominciare: i giovani vanno abituati a fare silenzio intorno a sé
e dentro di sé, quando sono immersi nella Natura, per concentrarsi
sull’altro.
Per cercare di realizzare concretamente tale incontro abbiamo utilizzato
il viaggio di istruzione come occasione di isolamento in un parco naturale.
Le scienze sociali e le scienze naturali hanno chiesto ai ragazzi di
riflettere e scrivere prima del viaggio sul seguente tema: Il
mio contatto personale con la natura dall’infanzia ad oggi, emozioni,
sensazioni, pensieri. La natura nella poesia e nell’arte .
Questa proposta ha prodotto risultati sorprendenti, non è stata
percepita come un dovere, ma è stata, per molti, l’occasione
di ripercorrere la propria storia alla luce del contato con la natura.
È emerso il piacere di scrivere, quasi una gratitudine per le
insegnanti che avevano offerto questa possibilità di ritornare
su questa parte di vissuto. Le riflessioni sono state accompagnate da
fotografie, disegni, poesie, canzoni che, in alcuni casi, hanno rivelato
veri talenti.
I risultati raccolti in dossier sono stati apprezzati da tutto il Consiglio
e ciò ha predisposto tutti al viaggio con accresciuto entusiasmo.
In riferimento a questo percorso le scienze hanno introdotto temi di
ecologia:
Biosfera, ecosistema, produttività e trasferimento di
energia, catene e reti alimentari, piramide dell’energia, fattori abiotici
di un ecosistema, habitat e nicchia ecologica di una specie. Concetto
di biodiversità e successione ecologica.
Triennio
La verifica circa la tenuta di questo progetto quinquennale
si ferma al biennio. Nel triennio abbiamo realizzato progetti annuali
che ci sembrano interessanti, tuttavia non sono ancora stati sottoposti
a validazione completa. Il triennio, si diceva sopra, può ritornare
su alcuni temi già affrontati nel biennio, ma le scienze naturali
possono articolare la loro progettazione su tre piani tra i quali l’insegnante
troverà per ogni anno opportuni collegamenti interni:
-
Approfondire gli aspetti specifici della disciplina, rendere più
puntuale il metodo anche attraverso l’uso del laboratorio che, sebbene
già utilizzato nel biennio, diventa ora occasione di applicazione
del metodo sperimentale, proprio della disciplina.
-
Contribuire con le altre discipline alla ricostruzione di periodi
storici e contesti culturali che la classe affronta nel corso di
ogni anno (es: la scienza del mondo antico, le enciclopedie medioevali,
l’umanesimo e la nuova osservazione dell’uomo e della natura, il
rinascimento e l’alchimia, la rivoluzione scientifica del Seicento,
il Settecento e l’Enciclopedia, l’evoluzione e l’evoluzionismo,
la rivoluzione industriale e la tecnica, la globalizzazione, l’emergenza
ambientale, gli interrogativi legati all’uso delle biotecnologie,
la bioetica).
-
Realizzare, assieme alle scienze sociali, esperienze di stage formativo
in settori in cui sia evidente l’intreccio tra l’umano ed il naturale,
ma anche in quei settori in cui sia più facile cogliere le
emergenze ambientali, le contraddizioni, le scelte di sviluppo di
una comunità. Fino ad oggi sono stati pruivilegiati i seguenti
settori: per l’emergenza acqua sono state contattate le aziende
che si occupano di potabilizzazione e depurazione delle acque reflue;
per l’inquinamento ambientale, abbiamo realizzato diversi tipi di
esperienze con l’Agenzia Regionale Protezione Ambiente (ARPA) e
con alcuni dipartimenti universitari e settori socio sanitari dell’ASL;
per lo sviluppo sostenibile abbiamo svolto stage che mettevano a
confronto aziende agricole a conduzione tradizionale con altre di
tipo biologico; per un ambiente più amico stiamo
progettando forme di stage con due istituzioni cittadine, La
città bambina e Il corpo va in città.
Lo stage formativo è il risultato di esperienze che
nel tempo sono state modificate e oggi si realizza con le
seguenti modalità:
-
ad inizio anno il Consiglio di classe, mosso da un forte convincimento
sulla validità dell’esperienza, individua alcuni settori
in cui intende realizzare lo stage; due insegnanti assumono la funzione
di tutor interni, mentre tutti gli altri si rendono disponibili
nel proprio ambito disciplinare ad una collaborazione attiva;
-
si stipulano le convenzioni con gli enti e si studiano, insieme
ai tutor esterni, i percorsi da proporre alla classe;
-
si illustrano i diversi ambiti operativi agli studenti che li scelgono
in base alle attitudini personali; quindi si formano i gruppi di
lavoro;
-
i ragazzi incontrano a scuola gli esperti dei settori presso cui
svolgeranno lo stage ed in seguito effettuano visite preliminarialle
strutture che li ospiteranno;
-
nel mese di Marzo tutta la classe realizza la settimana di stage,
mentre le lezioni vengono sospese;
-
al rientro ciascun gruppo riferisce in classe la propria esperienza
e realizza la stesura del dossier;
-
a fine anno, durante una tavola rotonda alla presenza di tutti
i gruppi di studenti, dei tutor esterni e del Consiglio di classe,
si riflette sul significato dell’esperienza ai fini della crescita
umana e culturale.
L’esperienza di questi anni ci permette di attribuire
allo stage un profondo valore formativo poiché esso offre ai
ragazzi per la prima volta l’opportunità di entrare concretamente
nelle molteplici realtà del mondo esterno. La scuola infatti,
attraverso lo stage, diventa un punto di contatto tra la sfera privata
e quella pubblica, l’individuo e le istituzioni, il giovane ed il mondo
del lavoro, l’uomo e l’ambiente naturale, superando in tal modo il suo
tradizionale ruolo di custode di un sapere statico e concluso.
Inoltre i ragazzi, cominciando a vivere l’esperienza in modo partecipato,
sviluppano una maggiore conoscenza di sé e delle proprie attitudini;
ciò innesca processi di autonomia che possono facilitare le scelte
future. Essi scoprono infatti di essere cittadini capaci di azioni incisive
e determinanti nelle politiche del cambiamento, in grado quindi di
assumere su di sé l’impegno di essere protagonisti in
una società come la nostra, spesso povera o priva di progettualità
per il futuro.
Osservazioni
conclusive
Le scienze naturali, come si evince dalle nostre considerazioni,
entrano in parecchi ambiti dell’indirizzo di scienze sociali. Per questo
motivo la scuola ha ritenuto opportuno innalzare la quota oraria delle
scienze naturali da 2 a 3 ore nel biennio a scapito della matematica
che passa da 4 a 3 e di aumentare da 1 ora a 2 ore nel triennio. Questa
quota oraria appare ancora troppo ridotta, per il ruolo di disciplina
trasversale che l’indirizzo riconosce alle scienze naturali; in ogni
caso ci pare che l’operazione di non ritorno sia quella di una progettazione
integrata. Qualsiasi riforma che verrà, dovrà avere
un modello organizzativo che consenta queste integrazioni, pena la perdita
di efficacia formativa della scuola.
Solo con un modello di formazione di tipo integrato, con una didattica
viva e attiva, con un forte coinvolgimento di docenti e studenti nei
confronti dei problemi del mondo, è possibile ritrovare il significato
dell’andare a scuola, scoprire un legame tra scuola e vita, fare della
scuola un luogo di incontro tra generazioni, riappropriarsi dei valori
della propria tradizione culturale.
Questi anni di esperienze diverse ci hanno confermato che la scuola
può costituire un’occasione per tutti, studenti, docenti, ma
anche famiglie e istituzioni, di cercare e ridare senso all’agire e
quindi allo studio. Lo studio non regge a lungo, soprattutto per le
generazioni d’oggi, se i giovani non trovano una connessione tra questo,
la loro vita e le loro idee di futuro. L’esperienza ci ha mostrato come
la voglia di studiare nasca quando se ne capisce il senso, un senso
che si realizza progressivamente, nella relazione con gli altri, giovani
e adulti.
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