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La seconda prova Esame di stato 2004
INDICE
Sessione ordinaria 2004 - Seconda prova scritta ESAME DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
CORSO SPERIMENTALE – Indirizzo di “SCIENZE SOCIALI”
Tema di SCIENZE SOCIALI
Il candidato svolga, a sua scelta, due dei quattro argomenti proposti.
I
“ La violenza sull’infanzia si avvia a essere, in quest’ultimo scorcio di secolo, uno dei sintomi (e dei più drammatici, oltre che dei più significativi) della profonda crisi epocale che stiamo vivendo. Crisi di certezze e di identità collettiva, ma anche di regole e di norme di comportamento. Anche i bambini (in una società che pur enfatizza, a livello ideologico, le cure verso di loro e che per i loro – reali o supposti – bisogni manifesta un’attenzione talvolta ossessiva) vengono raggiunti da quest’onda di conflitti e di violenza, di anomia collettiva e di egocentrismo diffuso. In questo clima antropico, nutrito di tensioni e carico di aggressività, i bambini, proprio perché più deboli e indifesi, sono un po’ vittime quasi predestinate. E le violenze che l’infanzia subisce sono molte e continuate ” F.Cambi-S. Ulivieri, Infanzia e violenza. Forme, terapie, interpretazioni, La Nuova Italia, Firenze, 1990
Il candidato, seguendo le linee del tema proposto nel passo
II
“
Non basta cioè riconoscere come scientificamente accertata l’enorme
importanza che nel quadro motivante il disadattamento minorile ha ad
esempio la vita famigliare, quando sia carente sul piano dei bisogni
affettivi dei figli, o l’influsso negativo di certi mezzi moderni d’informazione,
o lo scadere dei costumi morali e religiosi di una società, ecc.;
né basta sapere quale è il significato profondo di certi
comportamenti irregolari dei minori o quali siano i conflitti nevrotici
più frequenti in essi: ma è necessario nel contempo chiedersi
come si possa ovviare alle nefaste influenze di quei fattori generali
e come si debba impostare il trattamento rieducativi dei minori che
già siano apparsi disturbati, affinché sia possibile ottenere
il massimo nei confronti del loro recupero psico-sociale”.
Il candidato, nell’affrontare il tema del disadattamento minorile
III
“ Ciò significa soltanto che ci si è resi conto che non è più neppure immaginabile ritenere l’esperienza televisiva senza o con scarso significato educativo, quando sappiamo che l’ingresso dell’apparecchio televisivo nella stragrande maggioranza delle case di oggi ha comportato una profonda trasformazione dei tempi e delle modalità delle relazioni interpersonali all’interno della famiglia; quando il tempo della fruizione televisiva dei nostri bambini e dei nostri adolescenti è andata via via aumentando fino a raggiungere una media giornaliera che supera le due ore e mezza (con punte davvero inquietanti di cinque e persino sei ore al giorno); quando sappiamo che la fruizione televisiva è l’attività più frequente svolta nel tempo infantile – soprattutto di quella autunnale ed invernale – indipendentemente dalle tradizionali differenziazioni di sesso, ceto socio-culturale e persino di luogo di residenza; e quando, ancora, si deve ammettere che i ragazzi ricevono la maggior parte delle informazioni utilizzate nella loro quotidianità proprio dalla TV e dagli altri media, spesso ad essa collegati come la radio, i fumetti, la pubblicità stradale, ecc., anziché dalla scuola e persino dalla realtà familiare” AA.VV., I figli della TV (a cura di Piero Bertolini e Milena Manini), Introduzione, La Nuova Italia, Firenze 1988
Il candidato illustri il tema proposto nel passo citato, ed in particolare:
IV
“L’influenza degli altri adolescenti sull’individuo è più forte e costruttiva di quella esercitata da qualsiasi persona adulta. La media degli adolescenti è in grado di comprendere, accettare, assimilare gli insegnamenti dei propri coetanei più facilmente di quelli che possono venirgli elargiti da individui appartenenti ad un mondo maggiormente estraneo, dal punto di vista psicologico. I suoi rapporti con il gruppo dei compagni, per quanto confusi possano essere, hanno un contenuto meno emotivo di quelli con individui più anziani” J.M.Josselyn, L’adolescente e il suo mondo, Giunti-Barbera, Firenze
Il candidato sviluppi le seguenti questioni:
A prescindere
Qualche breve nota sulle proposte del ministero per la seconda prova scritta del Liceo delle scienze sociali.
Sembra che chi ha redatto i titoli non fosse a conoscenza dei programmi che in questi anni sono stati realizzati dai licei delle scienze sociali e, soprattutto, che non abbia tenuto conto per nulla dell’asse culturale storico-antropologico di questo nuovo indirizzo. Perché quest’anno non sono stati richiesti alle scuole i programmi svolti? Perché non sono stati interpellati i docenti che avevano offerto la loro collaborazione anche durante l’ultimo seminario di Fiuggi?
La linea che sorregge le proposte di quest’anno fa ritornare l’indirizzo a forme di riflessione che potevano essere coerenti con un liceo psicopedagogico, ma non certo con un liceo delle scienze sociali che ha nella contemporaneità il suo oggetto e nella complessità una chiave di lettura fondamentale. Dalle formulazioni dei titoli si ricava piuttosto l’immagine di un ‘Liceo delle banalità’, dal profilo basso, non viene richiesto quasi nulla di circostanziato, nessun riferimento ad Autori, a Scuole, a Teorie, a Modelli. Si invita lo studente a muoversi nel circuito vischioso di un esercizio di retorica scolastica che del sapere ha solo la parvenza e che si nutre, nel migliore dei casi, di un pizzico di buon senso.
L’invito a muoversi sui livelli più bassi della riflessione è contenuto nel modo stesso con cui le tracce sono formulate: le operazioni richieste sono sostanzialmente avulse dai testi di riferimento (le tracce possono essere svolte “a prescindere” da quei testi). In almeno due casi, i brani proposti appartengono ad una riflessione più complessa, entro la quale acquistavano senso e della quale si è ignorato il peso: un altro “a prescindere”, un esempio di come non si trattano le citazioni. In queste condizioni lo studente non può che rifugiarsi in una genericità comunque condivisibile, “a prescindere”, perché vuota.
Almeno tre tracce su quattro datano tra gli Anni Sessanta e gli Anni Ottanta su questioni che negli ultimi tempi sono soggette a repentina evoluzione. Sull’infanzia e l’adolescenza le citazioni si muovono in un ristretto ambito di problematiche riconducibili a labili temi di psicologia evolutiva e psicologia sociale che facilmente scivolano verso toni moralistici e filantropici; quanto alla TV, proprio in occasione del cinquantenario della televisione italiana, non un riferimento all’incidenza del mezzo sulle strategie della comunicazione di massa, sui mutamenti dei costumi, della moda, della lingua, del consenso e sui cambiamenti tra tecnica e società che stanno modificando l’identità stessa dello strumento.
Peccato che il ministero prosegua nel suo cammino della riforma “a prescindere”, a prescindere dal patrimonio scientifico e culturale accumulato nel campo dei saperi (Darwin insegna) e dalle esperienze e riflessioni realizzate e documentate dalle scuole in questi vent’anni. A forza di prescindere dalla realtà si può rischiare di venirne sopraffatti e, soprattutto, che i nostri studenti debbano crescere a prescindere.
Giugno 2004
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