Situata al confine delle colline calcaree della
Camargue e sulla pianura delle Petite Camargue, Nimes è un’importante città
d’arte con i suoi 128.471 abitanti.
Capitale dell’insediamento celtico di Voicae
Arecomici, deve il suo nome a una sorgente Sacra (Nemausus) intorno a cui
era nata la città indigena. La versione più probabile circa la data
dell’insediamento romano risale all’epoca di Augusto dopo la battaglia di
Azio (31 a.C.).
Augusto fece inglobare la città da una cinta
muraria che delimitava uno spazio di ben 200 ettari e, con lo scorrere del
tempo, Nimes incominciò ad arricchirsi di numerosi monumenti quali la Maison
Carrée (un anfiteatro capace di contenere 24.000 spettatori), un circo,
terme e varie fontane alimentate da un grande acquedotto (Pont du Guard) che
distribuiva 20.000 metri cubi di acqua al giorno. Nimes raggiunse il suo
apogeo nel II sec. d. C quando, con gli imperatori Adriano e Antonio il Pio,
raggiunse un numero di abitanti compreso tra 20.000 e 25.000.
Nel 1682 Luigi XIV conferì gli stessi privilegi
dell’accademia di Francia e quella di Nimes che si dedicava prevalentemente
a ricerche storiche e archeologiche, anche se l’attività dell’accademia non
trascurava campi letterari , artistici e musicali. A partire dal Medioevo la
serge di Nimes divenne famosa e secondo una leggenda, lo stesso Cristoforo
Colombo se ne servì per fabbricare le vele delle sue caravelle.
Dopo le guerre, le incursioni, i terremoti e la
rinascita di Nimes risale alla fine del XV sec. con la ripresa di varie
attività manifatturiere quali la lavorazione del legno, del marmo, della
seta e del vetro. Lo sviluppo procede costante durante i regni di Luigi XI e
Francesco I fino a che, nel XVIII sec., gli stabilimenti tessili andavano a
comprendere più di 300 mestieri e a impiegare 10.000 persone. In seguito,
nel XIX sec., la nascita della ferrovia favorì le attività industriali e
l’estensione del vigneto.
L’arena
Uno dei monumenti più celebri della “Roma
francese” è l’arena, anfiteatro dove si svolgevano i combattimenti dei
gladiatori e delle bestie feroci. Tra tutti gli anfiteatri romani che hanno
resistito fini ai giorni nostri, quello di Nimes non è che il ventesimo per
le sue dimensioni, ma è incontestabilmente tra i primi per il suo eccellente
stato di conservazione. Costruito nella seconda metà del I secolo d.C., è di
forma perfettamente ellittica, a 2 ordini di stile dorico coronati da un
attico che lascia sporgere le tavole destinate alle colonne del velario.
L’anfiteatro misura 133 di lunghezza per 101 di
larghezza; vi possono prendere posto 24.000 spettatori ripartendosi su 34
file di gradini, secondo l’appartenenza ad una particolare classe sociale.
Ciascuna fila ha un segno ogni 40 centimetri, inciso, che indica lo spazio
destinato a ciascun spettatore. La disposizione delle gallerie di raccordo è
stata concepita in modo che il pubblico potesse accedere facilmente e
qualunque fila di gradini.
Durante il Medioevo divenne il rifugio dei
poveri che costruirono, al suo interno, delle abitazioni rudimentali e una
piccola cappella. Durante l’ultimo secolo venne finalmente restaurato e
riportato alle sue funzioni primarie. Così si poterono svolgere, a partire
dal 1863, le corride, tutti i giorni in presenza di una folla immensa che
invade, oggi come le altre volte, le gradinate dell’arena. Si potrà rimanere
sorpresi dall’assenza di decorazioni, ma il tipo di materiale utilizzato per
la costruzione non si presta bene ad essere scolpito. Tra alcuni degli
elementi che sono sopravvissuti notiamo un combattimento tra gladiatorie, su
un pilastro del piano inferiore, un bassorilievo della lupa del Campidoglio
che allatta Romolo e Remo.
La Maison Carrée
Un altro simbolo di Nimes è la Maison Carrée,
tempio romano da cui Napoleone Bonaparte trasse ispirazione per la
costruzione della Madalaine di Parigi. Costruito durante il regno di Augusto
durante il I secolo a.C., forse per Agrippa al fine di onorare la memoria
dei due figli morti molto giovani che aveva avuto da Giulia figlia di
Augusto, questo tempio è pervenuto fino a noi in uno stato di conservazione
pressoché perfetto malgrado le vicissitudini che hanno caratterizzato la sua
storia. È diventato municipio della città e, più tardi, chiesa dei monaci
agostiniani! Il tempio non ha facilmente sopportato la sorte che Colbert gli
ha riservato: essere interamente distrutto e poi ricostruito su modello di
Versailles.
Il nome Maison Carrée gli è
stato attribuito a partire dal XVI secolo, ma questo tempio non è veramente
quadrato: misura 26 metri di lunghezza per 15 metri di larghezza per 17
metri d’altezza. Al suo interno è allestito un piccolo museo di antichità
che espone vari oggetti di epoca imperiale ritrovati durante diversi scavi. |