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Liceo Classico "L. Ariosto" - Giornate pedagogiche del Liceo Ariosto
12-13-19 Febbraio 2001

 

L’area della progettazione (tirocinio, area di progetto, stage, ...)

Lucia Marchetti

 

I segmenti formativi oggetto di questa comunicazione hanno origini e storie diverse, ma alcune caratteristiche comuni quali la progettazione di più discipline, la modificazione della organizzazione didattica, la riproducibilità e la ripetitività.
Per il tirocinio faccio riferimento alle esperienze svolte nell’indirizzo di scienze sociali ora diffuse in tutti gli indirizzi, per l’area di progetto ai curricoli Brocca e per lo stage, oltre all’indirizzo di scienze sociali, anche agli inserimenti lavorativi estivi attivati dalla Provincia. Un discorso a parte riguarda gli scambi che hanno alcune caratteristiche in comune.

Il nome Tirocinio
Il gruppo di docenti dell’indirizzo di scienze umane, ora sociali, ha sempre preferito questo nome, da alcuni osteggiato, perché evocativo di un modello superato, proprio dell’istituto magistrale, che non si vorrebbe riesumare. Noi, invece, abbiamo inteso questo termine nel doppio significato che gli attribuisce Franca Olivetti Manoukian [1], ma anche nel senso di apprendistato secondo Howard Gardner. [2]
Pur nella diversità di significati, il termine sposta l’attenzione sul soggetto che apprende, che cresce e acquisisce abilità riconosciute come utili nel mondo esterno, per le quali la scuola coltiva saperi e consente spazi di riflessione, non altrimenti possibili. Il termine richiama anche la relazione tra maestro e allievo "la vicinanza, l’osservazione, l’imitazione della pratica di chi è esperto: è la considerazione positiva, il riconoscimento delle abilità del maestro" (Manoukian, cit., p.138).
Infatti il tirocinio apre la possibilità di diverse pratiche didattiche ed educative che modificano sensibilmente la relazione docente-studente, i ruoli e le dinamiche di interazione.

Area di progetto
Questa definizione sembra spostare l’accento sul lavoro di progettazione dei docenti nel tentativo di superare la frammentazione che caratterizza la nostra scuola secondaria, quasi un vuoto creato apposta per invitare i Consigli di classe a individuare convergenze e percorsi integrati. L’introduzione dell’ispettore Portolano nel Quaderno L’area di progetto [3], sembra muoversi in questo ambito del discorso, cioè di un lavoro che riguarda soprattutto i docenti, anche se dice: "altrettanto impegno si dovrebbe porre nella partecipazione dei discenti all’attività, evitando che l’area di progetto sia ‘del docente’ magari bravo, magari impegnato".

Stage
Questo termine viene ora preferito anche in ambienti ministeriali, forse perché meno connotato, e viene usato in modo alternativo al tirocinio, in realtà il francese lo traduce anche come tirocinio. Nel significato condiviso dalla tradizione scolastica sembra mettere l’accento più sulla pratica, e una pratica circoscritta, delimitata, chiusa in sé. In questo senso sono stage le esperienze estive dei nostri studenti svolte nei più diversi settori. Non prevede necessariamente momenti di preparazione teorica o di riflessione.

Il quadro
Nella nostra scuola sono presenti attività che rientrano nelle diverse definizioni.
Ho cercato di recuperare informazioni attraverso la segreteria, la vicepresidenza e la copiosa documentazione [4]; il lavoro prodotto è notevole e fa riflettere sul faticoso rapporto tra sperimentazione e riforma. Penso infatti che lo stile che ha caratterizzato il lavoro di gran parte di coloro che hanno attuato la sperimentazione, sia stato quello di non opporsi alle innovazioni, ma di esaminarle con pensiero critico, in gran parte misurato sulle indicazioni che provenivano da una pratica quotidiana e da una verifica continua sulla tenuta didattica dei progetti. E mi sembra ancora il modo corretto per decidere sulle scelte da compiere.

Il tirocinio
Il primo tirocinio viene realizzato nel 1983-84 nell’indirizzo di scienze umane e sociali presso i servizi sociali dell’USL di Ferrara. Nel 1987 si firma un protocollo di Intesa tra Provveditorato, Comune e USL che regolerà i rapporti tra le istituzioni e l’attribuzione delle borse di studio per stage estivi. Da allora l’indirizzo ha inserito nel curricolo questo modello di tirocinio per la classe quarta e dal 1994 un tirocinio di osservazione e di autosservazione nella classe terza, e poi tirocini all’estero, in Belgio, Stati Uniti e Gran Bretagna. Le modalità sono rimaste pressoché inalterate: una fase teorica, una di osservazione-pratica, che interrompe la normale attività didattica per circa una settimana, e una di riflessione, spesso con tavola rotonda conclusiva a cui partecipano tutti gli ‘attori’ dell’impresa. Dal 1998-99 l’ultimo anno di corso ha sostituito l’ambito della scuola elementare (che passa alla formazione universitaria) con settori ritenuti più significativi della complessità sociale: la produzione, la grande distribuzione, l’emarginazione e l’evasione scolastica, i modelli educativi europei, la formazione degli adulti, la difesa dell’ambiente. Quest’anno, infine, sono stati progettati tirocini che, pur mantenendo l’organizzazione del modello iniziale, affrontano temi di carattere antropologico o approfondiscono aspetti di autoformazione.
Gli altri indirizzi hanno avviato esperienze che si possono richiamare al modello del tirocinio. Lo scorso anno il linguistico ha svolto un tirocinio che ha richiesto un’organizzazione molto complessa, poiché si innnestava su un’area di progetto e si integrava con uno scambio con la Germania  sul tema dell’immigrazione e della mediazione culturale. Quest’anno, presso il Centro linguistico di ateneo, é stato avviato un lavoro di catalogazione di materiali per l’autoapprendimento secondo le linee del Consiglio d’Europa. Lo scientifico ha svolto un tirocinio che ha coinvolto le facoltà, istituzioni territoriali e imprese e quest’anno sta attuando due tirocini in due classi terze, una di scientifico e una di scientifico-tecnologico. Il classico ha messo in campo due attività, una in collaborazione con la facoltà di Giurisprudenza sulle caratteristiche del processo e l’altra con l’Archivio di Stato sulla cultura della documentazione che ha portato alla firma di una Convenzione per un progetto triennale di alfabetizzazione e ricerca storica su fondi da esplorare.

L’area di progetto
Dai dati raccolti risulta che in questo momento si stanno svolgendo aree di progetto nelle tre classi del triennio della sezione M ed S e nell’ultimo biennio del corso X.
I temi sono di ambito scientifico, ecologico, interculturale e di educazione alla cittadinanza. Per il passato va segnalato il lavoro svolto nell’indirizzo Brocca Classico documentato da due Quaderni del Liceo Ariosto[5].
Per limiti di tempo non ho raccolto indicazioni sulle modalità di svolgimento di queste attività.

Lo stage
Nel nostro istituto si praticano due forme di stage: una, nell’indirizzo di scienze sociali, durante l’estate, in cui gli/le studenti sono inseriti in settori collegati alle aree di approfondimento sviluppate nel tirocinio nel corso dell’anno. In queste situazioni sono in carico a tutor esterni che, tuttavia, vengono individuati per tempo e sono noti alla scuola e alla famiglia. Lo stage è individuale e finanziato dal Comune, ora sono otto borse di studio di un milione ciascuna. Una seconda forma di finanziamento di stage è di un milione e mezzo su tutta la classe per un lavoro di riordino dell’Archivio Centro Servizi del volontariato (terzo settore).
Diverso è invece lo stage che viene organizzato dalla Provincia per allievi dell’ultimo anno, scelti sulla base del profitto del primo quadrimestre. Quest’anno sono stati svolti 11 stage di cui 7 alla facoltà di fisica, uno presso un avvocato, uno presso un architetto, uno al Comune di Ferrara e uno al Comune di Bondeno. I due stage attuati presso i Comuni hanno avuto la borsa di studio.

Lo scambio
L’idea iniziale che stava alla base del progetto di scambio, nel 1982, era quella di offrire agli/le studenti del linguistico la possibilità di un contatto diretto con la lingua e la cultura del paese straniero attraverso l’inserimento individuale in famiglia e la frequenza a scuola con coetanei. Negli anni le esperienze di scambio si sono diffuse in altri indirizzi, mentre progetti europei, come il Comenius e Lingua, affidavano ai docenti il compito di individuare temi o problemi da affrontare da diversi punti di vista anche con l’intervento degli/le studenti, senza che tutto ciò dovesse per forza concludersi con lo scambio. Oggi, alla luce dell’esperienza compiuta, la modalità tradizionale di scambio sembra essersi fatta un po’ ‘stretta’, tanto che diverse colleghe chiedono di ripensare il progetto iniziale e di progettare percorsi misti anche tra indirizzi diversi su problemi circoscritti da verificare attraverso l’osservazione diretta di realtà culturali e sociali del paese straniero, oltre naturalmente a quella scolastica.
Così, tornando al nome, se scambio può essere definito come una cessione reciproca nell’ambito di un rapporto, in questo scambio ci si capisce meglio se si sceglie un terreno comune su cui confrontarsi.

La prospettiva
Il quadro delineato va ora collocato nell’orizzonte della riforma, che pare imminente e che dovrebbe uniformare tutti i tipi di scuola secondaria. Il piano, approvato dal Parlamento, prevede già al biennio l’introduzione di prime forme di tirocinio [6], ma sarà nel triennio che questo pezzo della formazione avrà un ruolo decisivo.
Occorre quindi che si chiarisca con una certa precisione quali sono gli aspetti distintivi di questo segmento, cosa è e cosa non è. Per il livello di elaborazione a cui la nostra scuola è arrivata pare di poter dire che il tirocinio:

  • prima di tutto va fortemente innestato nell’indirizzo, quindi è necessario individuare quali aspetti dell’indirizzo vanno sostenuti dal tirocinio;
  • coniuga saperi ed esperienza: da un lato riaccorpa le discipline sui problemi della realtà, dall’altro le misura sull’esperienza concreta;
  • poiché si tratta di un’attività che occupa una parte consistente del tempo scolastico, costa energie intellettuali e fatica organizzativa, occorre che il tirocinio venga speso su temi essenziali e fondamentali per l’indirizzo e per il profilo in uscita;
  • sarebbe opportuno pensare a una gradualità di esperienze nel triennio per offrire agli allievi l’opportunitàdi ‘provarsi’ più volte nel percorso scolastico e di orientarsi meglio nelle scelte post-secondaria;
  • se fa parte integrante del curricolo è assunto dal Consiglio di classe che, se non viene coinvolto in tutti i suoi componenti alla gestione diretta, crea almeno le condizioni didattiche e di clima perchè l’esperienza possa condursi nel migliore dei modi;
  • le discipline dell’area dell’equivalenza, o alcune aree disciplinari di questa, dovrebbero sentire l’ ‘attrazione’ per l’indirizzo (cosa che, peraltro, già avviene) e sostenere approfondimenti o costruire integrazioni.

Poichè si potrebbe profilare una situazione in cui più trienni attivano un tirocinio, si acclude la scheda di valutazione che viene usata nell’indirizzo di scienze sociali, ma che andrebbe aggiornata anche rispetto al tema delle competenze.


[1] "Il tirocinio rimanda al ‘fare pratica’: la stessa parola tirocinio se non erro, sta ad indicare una sorta di ‘noviziato’, cioè di un periodo di prova, di addestramento, di introduzione al sistema organizzativo in cui l’allievo sarà in seguito collocato più stabilmente e di trasmissione di tutte le procedure necessarie all’esercizio del mestiere. Sembra anche che dal punto di vista etimologico il termine possa essere ricondotto al latino ‘tiro, tironis’, ovvero giovane recluta: è un’immagine suggestiva del significato di tirocinio, che fa pensare ad una situazione rigidamente programmata ed ordinata e al contempo ad una condizione di soggezione totale dell’allievo, messo continuamente alla prova; situazione in cui si manifesta un forte investimento dell’organizzazione, dei capi e dei veterani per educare le nuove leve e al contempo si esprime ogni sorta di aggressività nei loro confronti"
F.Olivetti Manoukian, Tirocinio professionale e apprendimento all’esperienza in E.Neve, M.Niero, Il tirocinio, Franco Angeli, Milano 1990

[2] "Quando le società diventano più complesse e le abilità apprezzate raggiungono un grado elevato di difficoltà, per i giovani non è più possibile arrivare a impersonare i ruoli previsti semplicemente ‘guardandosi intorno’. In presenza di queste circostanze ha preso piede in tutto il mondo quell’istituzione che è stata chiamata apprendistato. L’idea centrale dell’apprendistato è che un giovane che voglia imparare un mestiere deve andare a lavorare e spesso a vivere, con un adulto esperto di quel mestiere. (...) Gran parte dell’apprendimento nasce dall’osservazione sia del maestro stesso sia di altri lavoranti, (...) La circostanza più decisiva e che all’interno di questa relazione l’apprendimento è rigorosamente contestualizzato, ossia che le ragioni per cui le varie procedure vengono insegnate sono generalmente evidenti, poichè il maestro è dedito alla produzione di beni o di servizi per i quali esiste un’esplicita domanda e un’evidente utilità".
H.Gardner, Educare al comprendere, Feltrinelli, Milano 1991, pp.131-132

[3] L.Campoli (a cura di) L’area di progetto, Quaderni del Liceo Classico L.Ariosto, n°9

[4] L.Marchetti, R.Boccalon (a cura di), Baby observation, cit., n°2
     L.Marchetti, L.Roncagli (a cura di) Les enfants decroly, cit., n°8
     R.Ducati, L.Marchetti (a cura di) Stigma, n° 18
     L.Campoli , cit.,
     AAVV, Un’esperienza di tirocinio in una zona a rischio di esclusione sociale. Il Progetto Chance nel quartieri
     Spagnoli di Napoli
, Sensate Esperienze, Dicembre 2000, n°49

[5] R. Castaldi, P.Marescalchi, Spina, una guida archeologico-didattica, Quaderni del Liceo L.Ariosto, 1999, n°12
     L.Lambertini, P.Marescalchi, F.Petrucci, Sotto un’altra luce. Le indagini diagnostiche come strumento di conoscenza
     sul restauro di un dipinto
, Quaderni del Liceo L.Ariosto, 2001, n°22

[6] " (...) Essa [la scuola secondaria] ha la finalità di consolidare, riorganizzare ed accrescere le capacità e le competenze acquisite nel ciclo primario, di sostenere e incoraggiare le attitudini e le vocazioni degli studenti, arricchire la formazione culturale, umana e civile degli studenti, sostenendoli nella progressiva assunzione di responsabilità, e di offrire loro conoscenze e capacità adeguate all’accesso all’istruzione superiore universitaria e non universitaria ovvero all’inserimento nel mondo del lavoro. (...) "
"Nel corso del secondo anno [del biennio], se richiesto dai genitori e previsto nei piani dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche, sono realizzate attività complementari e iniziative formative per collegare gli apprendimenti curricolari con le diverse realtà sociali, culturali, produttive e professionali. Tali attività e iniziative si attuano anche in convenzione con altri istituti, enti e centri di formazione professionale accreditati dalle regioni, sulla base di un accordo quadro tra il Ministero della pubblica istruzione, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano."

 

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