Ha ninfe adorne e belle la casta Margherita, et essa è dea, se virtù fa gli dei come solea: però boschi, palagi e prati e valli, secchi et ondosi calli le fece il grande Alfonso e cinse intorno navi, e d’erranti fere ampio soggiorno, e giunse i porti e i lustri in cui le serra perché sia la prigion campo di guerra, e i diletti sian glorie e tutte le sue prede alte vittorie
Nel 1578, come gentile omaggio alla propria moglie Margherita Costanza, il duca Alfonso II d’Este diede incarico di costruire, a ridosso dell’argine destro del Po di Goro, un’imponente tenuta dotata di un palazzo e delimitata da una lunga cinta muraria con torri difensive. Il momento preciso in cui prese avvio la realizzazione della tenuta della Mesola è tutt’ora oggetto di discussione; i lavori per la costruzione della cinta muraria, prima, e del Castello, poi, iniziarono verso la fine degli anni ’70 del Cinquecento e furono sostanzialmente conclusi nel 1586. Ulteriori costruzioni accessorie e altri interventi di finitura procedettero fino al termine degli anni ’80. Il Castello Estense della Mesola, identificabile come esempio di architettura fortificata, fu edificato all’interno di una vasta riserva naturale e adibito a residenza estiva e di caccia. La sua realizzazione è ancora oggi di incerta attribuzione: fonti recenti sembrano identificare nell’architetto Marcantonio Pasi l’autore sia della progettazione che della costruzione dell’opera; certa è invece l’attribuzione allo stesso Pasi dell’edificazione della cinta muraria della tenuta (Ceccarelli, 1998). L’edificio, a pianta quadrata, senza cortile interno, con quattro torri merlate disposte trasversalmente sugli spigoli, è costruito su tre piani e presenta il paramento murario di pietra a vista e tre ordini di finestre rettangolari. La corte esterna è coronata da bassi edifici porticati che, un tempo, ospitavano gli alloggi dei servitori, le stalle, i magazzini ed altre attività complementari alla vita del Castello. Originariamente l’intero complesso, difeso da fortificazioni, bastioni e postazioni per le artiglierie, era recintato da mura lunghe nove miglia, che arrivavano fino al mare e comprendevano al loro interno parte dei boschi e degli acquitrini circostanti. Poiché il Castello appare di dimensioni eccessive per una delizia, ancora oggi la sua funzione costituisce un irrisolto quesito: delizia o necessità strategico-militare? Il circuito murario di Mesola può essere messo in relazione con il fiabesco mondo di Alcina? In altre parole, è possibile che al riparo di mura altrettanto alcinesche, frutto di una differente alchimia, il Duca Alfonso non intendesse mettersi al riparo di una finzione per tendere anche lui un’invisibile rete di inganni? F. Ceccarelli, La citta di Alcina Modalità di visitaAl piano terra del Castello sono ospitati un Ufficio Informazioni Turistiche e la biblioteca comunale, accessibili al pubblico secondo un orario settimanale di apertura. Al secondo piano si trova il Centro di Educazione Ambientale (C.E.A.), uno dei centri visita del Parco del Delta del Po. Grazie alla presenza di un ascensore, sia il primo che il secondo piano sono accessibili ai portatori di handicap. |