Il Parco Regionale del Delta del Po

Il Parco Regionale del Delta del Po, con i suoi quasi 60.000 ettari di estensione, è il più grande e importante parco dell’Emilia-Romagna, uno dei maggiori d’Italia. La sua superficie interessa le province di Ferrara e Ravenna e in particolare i comuni di Alfonsine, Argenta, Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato e Ravenna.
 

Foto satellitare del Parco del Delta del Po (CP)Le prime iniziative a favore dell’istituzione di un Parco del Delta del Po risalgono all’inizio degli anni ’70, quando Italia Nostra, prima, e l’Amministrazione Provinciale di Ferrara, poi, proposero la redazione di un piano a fini multipli per il basso ferrarese, che la Regione inoltrò allo Stato per essere incluso tra i Progetti Pilota previsti dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica). Nel 1979 la Regione Emilia-Romagna approvò il Progetto Pilota e nel 1983 pubblicò un progetto di legge per l’istituzione del Parco, tradotto in legge regionale l’anno successivo con il titolo “Piano Territoriale di Coordinamento del Parco del Delta del Po”. Nel frattempo, l’idea di un Parco di istituzione regionale andava via via sostituendosi a quella iniziale di un Parco Nazionale.
 

Rivisto l’impianto normativo precedente con un nuovo disegno di legge, nel 1988 la Regione Emilia-Romagna, con la L.R. n. 27 del 2 luglio 1988, istituisce il Parco Naturale Regionale del Delta del Po. Nella medesima legge la Regione si impegna, in accordo con la Regione Veneto e il Ministero dell’Ambiente, a realizzare il Parco Interregionale del Delta del Po. Nel 1991 la Legge Quadro sulle Aree Protette (legge n. 394 del 1991, art. 35) stabilisce che, entro il 1993, le Regioni interessate (Emilia-Romagna e Veneto) provvedano, d’intesa con il Ministero dell’Ambiente, all’istituzione del Parco Naturale Interregionale del Delta del Po. Poiché le due Regioni non hanno raggiunto un accordo definitivo, la Regione Emilia-Romagna ha portato a compimento, con la costituzione nel 1996 dell’Ente di Gestione del Parco, la legge istitutiva del 1988. Nel 1997 la Regione Veneto, con L.R. n. 36 dell’8 settembre 1997, istituisce il Parco Naturale Regionale del Delta del Po, di 12.000 ettari di estensione corrispondenti al moderno Delta.
 

Le finalità complessive del Parco emiliano-romagnolo, che tutela i Delta storici del fiume Po, riportate all’art. 1 della legge sono identificate nel “mantenimento, valorizzazione e restauro dell’ambiente naturale e storico” e nella “realizzazione di interventi tesi allo sviluppo dei valori umani, sociali e culturali del territorio”. Nell’art. 2 vengono individuate le perimetrazioni provvisorie del Parco Regionale del Delta del Po, organizzato geograficamente dall’art. 18 in sei Stazioni definite “unità territoriale minima di gestione del Parco”:

        1. Stazione Volano - Mesola - Goro;

        2. Stazione Centro storico di Comacchio;

        3. Stazione Valli di Comacchio;

        4. Stazione Campotto di Argenta;

        5. Stazione Pineta di San Vitale e Piallasse di Ravenna;

        6. Stazione Pineta di Classe e Saline di Cervia.

 

 

Carta del Parco Regionale del Delta del Po con le sei Stazioni (RE)


        All’interno del Parco si trovano diverse Oasi di Protezione della Fauna, gestite dalla Provincia di Ferrara e di Ravenna per i rispettivi ambiti territoriali, e dodici Riserve Naturali Statali, istituite prima della costituzione del Parco e attualmente gestite dal Corpo Forestale dello Stato in accordo con l’Ente di Gestione del Parco. Le dodici Riserve Naturali Statali sono:

1. Bassa dei Frassini - Balanzetta;

2. Sacca di Bellocchio;

3. Bosco della Mesola;

4. Po di Volano;

5. Pineta di Ravenna;

6. Saline di Cervia;

7. Duna costiera ravennate;

8. Foce torrente Bevano;

9. Destra foce fiume Reno;

10Foce fiume Reno;

11. Dune e isole della Sacca di Gorino;

12. Duna costiera di Porto Corsini.

Nel Parco si trovano anche aree soggette alla Convenzione di Ramsar, un accordo internazionale emanato a Ramsar (Iran) il 2/2/1971 e recepito in Italia nel 1976 con D.P.R. del 13/3/1976, legge n. 448. Essa sottolinea l’importanza della tutela delle zone umide, riconoscendone il valore in campo economico, culturale, scientifico, ricreativo. Uno degli argomenti di cui tratta la Convenzione è la salvaguardia degli habitat della flora e della fauna, con particolare attenzione all’avifauna acquatica in quanto ecologicamente dipendente dalle zone umide. Ciascun paese firmatario della Convenzione si è impegnato a tutelare e ad utilizzare razionalmente le zone umide, creando delle riserve naturali in tali aree. Le zone del Parco soggette alla Convenzione di Ramsar sono otto:

1. Valle Gorino e territori limitrofi;

2. Valle Bertuzzi - Valle Cantone - Valle Nuova;

3. Valli residue di Comacchio;

4. Punte Alberete - Valle Mandriole;

5. Piallassa Baiona e territori limitrofi;

6. Ortazzo e territori limitrofi;

7. Valle Campotto e Bassarone;

8. Valle Santa.

Inoltre, tutti i biotopi del Parco sono riconosciuti come S.I.C. (Siti di Importanza Comunitaria) e Z.P.S. (Zone di Protezione Speciale), ai sensi delle direttive 92/43/CEE “Habitat” e 79/409/CEE “Uccelli”, relative rispettivamente alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
 

I diversi ambienti e siti del Parco sono interessati da criteri di gestione che richiamano le vigenti leggi per i Parchi e le Riserve Naturali; in base a tali criteri vengono individuate quattro Zone di tutela:
 

Zone A - Aree di riserva integrale nelle quali “l’ambiente naturale è conservato nelle sue integrità”. In queste zone, di limitata estensione, è possibile osservare l’ambiente naturale sostanzialmente intatto e viene vietato qualsiasi accesso che non sia diretto a fini strettamente scientifici;
 

Zone B - Aree di riserva generale nelle quali “è vietato eseguire nuove opere edilizie, ampliare le costruzioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio”. Soltanto l’Ente di Gestione del Parco può decidere la costruzione di strade o eseguire interventi di miglioramento e di ripristino ambientale.
 

Zone C e Zone di “pre-parco” - Aree a gestione ambientale controllata nelle quali sono consentite le attività antropiche, ma con speciali restrizioni imposte dall’Ente di Gestione del Parco. Queste zone corrispondono al sistema dei “corridoi verdi”, fasce di elementi storici e naturali, di cui è previsto il ripristino, che rappresentano la matrice ambientale del territorio e che dovrebbero costituire l’ossatura del Parco collegando tra loro i relitti di ambiente naturale (zone A e B).

 

La Stazione n. 1 “Volano - Mesola - Goro”

 

Il Piano Territoriale di questa Stazione è stato realizzato dalla Provincia di Ferrara nel 1997, recentemente approvato dalla Regione Emilia-Romagna. Questa estrema porzione settentrionale del Parco, riconosciuta dall’Unesco (3 luglio 2000) Patrimonio dell’Umanità con la denominazione “Ferrara, città del Rinascimento e il suo Delta del Po”, si estende per circa 18.000 ettari di superficie e interessa i comuni di Codigoro, Comacchio, Goro e Mesola.
 

La complessità e la peculiarità della Stazione Volano-Mesola-Goro è ben evidente e documentata; in essa, infatti, è possibile osservare la contemporanea presenza di valori ambientali di tipo paesistico e naturalistico di altissima rilevanza, strutture architettoniche ed emergenze artistiche e storiche di primaria importanza, un’intensa e diffusa attività antropica nell’agricoltura, nell’allevamento, nella pesca, nella caccia e nel turismo; il tutto integrato all’interno di un’affascinante mescolanza fra tradizione e modernità.