L’idrovora è una costruzione a torre, rigida, in mattoni scoperti, con grossi tubi che escono per di sotto G. Celati, Verso la foce Esempio di architettura idraulica funzionante a turbina, l’Idrovora della Pescarina venne costruita tra il 1856 e il 1858 dall’Istituto S. Spirito, su progetto dell’ingegner Sleghel, per rimpiazzare una precedente chiavica d’inizio ’800 che serviva a derivare l’acqua del Po di Goro. Allo stabilimento confluivano le acque dello scolo delle “campagne”, che venivano immesse nel "Po Morto" di Goro per sfociare in mare attraverso una chiusa settecentesca interrata nel 1960. L’idrovora, appartenente al demanio della Regione Emilia-Romagna (ex E.R.S.A., Ente Regionale Sviluppo Agricolo) e attualmente gestita dal Consorzio di Bonifica I Circondario Polesine di Ferrara, già dai primi decenni del ’900 divenne insufficiente a causa della potenzialità limitata. Le pompe idrovore originali, prima a vapore e poi diesel, sono state sostituite da macchine elettriche più moderne e, tutt’ora, l’impianto funziona come stazione di presollevamento delle acque di scolo dei campi circostanti, per immetterle nel Canal Bianco. Più a valle, prima dello sbocco nella Sacca di Goro, le acque del Canal Bianco devono essere ulteriormente sollevate dall’Idrovora Romanina. L’edificio è formato da tre corpi: le due ali laterali a due piani ed il corpo centrale ad un solo grande vano. L’ala sinistra fu costruita come abitazione in un secondo tempo e presenta finestre rettangolari, diversamente da quelle originali che terminano con arco a tutto sesto. Il tetto è a due falde nel corpo centrale, che ospita la sala macchine, e a padiglione nelle due ali laterali. I muri esterni sono in pietra a vista.Modalità di visita Attualmente chiusa al pubblico, è osservabile solo dall’esterno. |